La torre. In alto. 

Grida.

Sono stanca di credere. 

Un lampo negli occhi. Nuova visione che scorre al contrario. Di immagini spezzate in un boato che scuote le membra. Siamo vuoti contro un muro, nella nostra incapacità di sentire sinceramente, nel pazzo desiderio di portare ogni cosa oltre la realtà, di amplificare il fuoco per erodere ogni organo. Dobbiamo sentire nella carne, dentro, in vena. Nello splendido martirio di un'emozione che si uccide per donarci tutto il suo sangue. Tra le polverosa lenzuola di una notte stretta al vertice del buio vedo. Incaute figure divincolarsi in bagnate movenze, cristalli tintinnano su quella che credo sarà l'arma della mia morte. Il vetro sottopelle per scarnificare le ali dalla mia schiena. Creatore di vivide iridi. 

Sento il pugnale scavare, penetrare nella pelle come suono intermittente di una musica sconosciuta, che mi ridesta ad umane emozioni. Nel dolore che sventra la schiena ed elettrico possiede lo stomaco ricordo la forma che mi è stata donata, denti su labbra secche, il gonfiore di un battito che sale al viso. 

Le ali cadono a terra. Nella polvere frantumano l'esistenza. Dolce Dio io ho scelto di vivere nell'oscurità perchè la luce qui è più accecante e penetra in vena violenta, senza alcun filtro. 


La torre.
In alto. 
Resta muta. 
Mentre cado nuda tra dimensioni di corpi che non riconosco,
mentre sbatto violenta a terra e stringo ancora gli occhi. 
Ancora. 
Fino a che il tuono squarcia il cielo e la mia pelle rimargina le ferite. 
Guardami qui. 
Nella tua iride. 

Immobile.



Black non è lì. Eppure respira la sua anima, l'anima di Nemy.
E' forte quel che le entra dentro, attraverso le narici.
Si controlla, ha imparato tempo fa.
Continua a respirarla con violenza, portandole le mani alla gola dolcemente. Per tenerla ferma.
Estrae la katana e con eleganza le lascia un taglio sottile sul polso destro. Assaggia il rivolo porpora che ne esce.
"Mi piaci" sussurra, ma in realtà non ha parlato. 
Le sue labbra non si sono mosse. Black resta immobile. Apre piano le ali. Le lecca l'anima, per farla ardere come la sua.

                                                        E vola via.



Il sogno ruvido che s'increspa in labbra bianche, sporche di tremiti vanificati. Guardami ora come appassita risorgo, in stanze dove luce ha bruciato ogni mio lembo di pelle. I solchi nelle mani scavati da vetri di una luna spezzata a metà. Come può essere l'attenderti in concentrici sentieri, che si ripetono in strade mai oltrepassate. Vi è un limite, un limite che non riesco ad oltrepassare, l'invalicabile sosta del sentirti lontano, disperso in contorcenti suoni.



Black avvicina il palmo della mano destra a quello di Nemy.
Fa passare tutta l'energia che può sottoforma di flash elettrici e lunatici, armati del senso spietato delle loro anime intrecciate in quell'istante. Lascia che si parlino a lungo, prima di staccarsi.
"Così avrai sempre un po' della mia luce con te. Con tutto ciò che questo comporta." La guarda attentamente e a fondo. Non vuole farle del male, le piace. Quindi, si volta per andarsene.
"A te la scelta di farmi restare. In quel caso riuscirò a controllarmi..."



La luce sventra il petto. Uno squarcio che solidifica un grido nell'umida penombra. Le unghie violente sulla schiena di Black, rivoli argentei che infettano dita percosse da tremiti violenti. L'elettrica allucinazione invade le iridi inghiottite dal buio. Soffoca il respiro. Occhi dilagano in bianco riflesso. "La tua luce potrebbe essere la mia dannazione e anche l'unico modo per sradicare le mie radici ed instillare l'apocalisse in vena" Il viso di Black impassibile, gli affilati lineamenti in sguardo ardente. "Eppure desidero che tu non controlli il tuo sentire"



Black, impassibile, sfila le unghie di Nemy dalla sua schiena, che si rimargina in un attimo.
"Dannazione e apocalisse nella stessa frase...non vedo differenza.
 E se invece la mia luce estirpasse il marcio che milioni di anime ti hanno donato con disprezzo?"
Le sfiora le labbra con le sue, fermandosi poco distante.
Respira Nemy, sentendola crescere dentro di lei.
Il battito aumenta, gli occhi nocciola si circondano di rosso, le unghie cercano la sua pelle. Si distacca...torna in sè.
Riprende fiato e lascia a Nemy qualche suo respiro.

                                                         "Perchè vuoi che io perda il controllo?"


Il viso d'avorio. Un lungo squarcio nella pelle, ma non sanguini. Gli occhi, come fredde ferite grigie immobili restano. Sospesi in languidi riflessi diluiti. Arretro nella polvere mentre la luna grida. Sembra essere eternamente notte in questa scatola dalle pareti scrostate. Non vedo come la tua luce possa salvare la mia dannazione. Non vedi? Sono stata gettata nel sangue di questa nuova terra, sputata dalla luna perchè ribelle e carnefice. Non sono l'angelo che salva, sono l'autodistruzione che santifica. Lascio aleggiare le tue parole nell'aria.. conosco la dannazione, la vedo nei tuoi occhi, so che pulsa sfrenata anche nel tuo petto.

                                                                       Il controllo è la sottile lamina di un rasoio. Tu. Non lo hai.


Black l'ascolta, guardandola negli occhi.
S'incanta osservando le sue iridi. Solo quando ha finito, sorride sarcastica. Non riesce a capire cosa voglia Nemy, ma è folle pensare soltanto di resisterle. "Mi piaci...te l'ho già detto, vero?"
Non sa se riferirsi a lei, al suo corpo, alla sua anima, alle sue tenebre.
Ma probabilmente vuole assaggiare tutto.
"Il controllo è la sottile lamina di un rasoio, eh? Già...
Io non ho rasoi, quindi non ho controllo se giustamente provocata.
Sappi solo che non è un gioco, questo. E' più reale di quel che pensi.
Siamo più reali di quel che pensi."

Sono troppe vicine, per allontanarsi.
Black richiude le ali, non vuole più andare via.
Aspetta che Nemy faccia la prima mossa.

"Sto dannatamente bene, qui. Con te."



L'oscurità come liquida pelle addosso. Arretra Nemy nella polvere che respira arretra nel battito che svanisce e sordo sbatte nelle orecchie. Arretra e scappa mentre i tessuti ricristallizzano le vene alla sua perfetta forma. Corre nel buio di violenta bruciata voce, in vortici di vividi riflessi spezzati. Le ali scaraventate a terra. Le pesta nemi, con i piedi nudi, sporchi. Le pesta riempiendole di fango e corre via.





Black, delusa, guarda quella creatura perfettamente imperfetta scappare. E pensare che non voleva nè spaventarla nè farle del male.
"Perchè corri via, adesso? E' troppo tardi...Non sono tua nemica, ma tua amica. Se lo vuoi. Comunque, ti facevo più...si, più pronta a tutto, se è vero che sei dannata. Se è vero che siamo [con]dannate."
Black pronuncia queste parole mentre si porta rapidamente con un salto ad ali aperte davanti a Nemy. Non la lascerà andare via. Il tempo si è fermato in un imperturbabile alibi di intrecci e respiri. Black e Nemy sono di nuovo una di fronte all'altra. Vicine, ma non abbastanza. Forse quel luogo stretto e cupo, torbido quanto un fiume infestato di anime, non le lascia avvicinare. Black guarda Nemy. "Andiamocene da qui!" sussurra mentre la afferra per un polso. Fa sedere Nemy sulla sua schiena e, rapida, si alza in volo. "Ti porto via. Con me." Si lasciano alle spalle la torre e tutto il resto.


Adesso sfiorano il cielo, 
mentre le ali di Black lo feriscono,
 lasciandolo sanguinante di pioggia e desideri.


1 commento:

  1. I nostri angeli adesso hanno un loro spazio per vivere e volare.
    Grazie, Anima...davvero.
    Ti abbraccio,
    tua Black

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